Sala 6

Dalle materie plastiche di massa ai tecnopolimeri: (1960 – 1980)

Dopo la scoperta del PVC, del polietilene, delle poliammidi (Nylon), del polistirene, la migliore conoscenza dei meccanismi di polimerizzazione contribuì in questo decennio alla nascita di altri materiali plastici dotati di caratteristiche fisico-meccaniche e di resistenza al calore così elevate da consentire di sostituire i metalli anche in quegli impieghi che un tempo erano considerati di loro esclusiva pertinenza.

Questi materiali vengono anche chiamati tecnopolimeri o polimeri per ingegneria. Per alcuni di essi si è addirittura creato il termine di superpolimeri.

Dei tecnopolimeri possiamo ricordare il policarbonato, il polimetilpentene, le resine acetaliche, il polifenilene ossido, gli ionomeri, i polisulfoni,le poliimmidi, il polifenilene solfuro, il polibutilentereftalato (PBT) e il polietilentereftalato (PET).

Il policarbonato, pur avendo alle spalle una storia di laboratorio che risale al 1898, viene prodotto in quantità commerciali soltanto nel 1959 in Germania e, pressappoco negli stessi mesi, negli Stati Uniti.

Oggi il policarbonato è considerato un tecnopolimero con prestazioni superiori alla media ed è usato, fra l’altro, per produrre i caschi spaziali degli astronauti, le lenti corneali che sostituiscono gli occhiali, gli scudi antiproiettile.

Il polimetilpentene o TPX è un composto individuato e polimerizzato da Giulio Natta ma sviluppato successivamente dalla ICI. La società giapponese Mitsui lo ha molto valorizzato, soprattutto per la produzione di articoli per laboratorio clinico, in quanto resiste ottimamente alla sterilizzazione e ha una perfetta trasparenza.

Anche le poliimmidi si mantengono stabili se vengono sottoposte per periodi molto lunghi, che possono essere di cinquemila ore, a temperature dell’ordine di 300°C.

Queste resine termoindurenti possono dare un’idea del livello di prestazioni raggiunte ormai dalle materie plastiche quanto a resistenza meccanica, termica e alla fatica.

Infatti le poliimmidi hanno sostituito i metalli speciali nella produzione di palette per turbine di aerei e altre parti dei motori degli aviogetti e nella produzione di pistoni e fasce elastiche per automobili. Siamo vicini al motore di materiali polimerici.

Dalla vecchia cara Celluloide di Hyatt, materiale sostitutivo di sostanze più nobili e pregiate che s’infiammava come uno zolfanello e magari esplodeva, siamo arrivati in poco più di cento anni a questi superpolimeri per molti aspetti superiori ai metalli, alla ceramica e ai materiali tradizionali e quindi ormai insostituibili negli impieghi più avanzati della tecnologia moderna.

“La nostra sarà ricordata come l’era dei polimeri”, ha detto il Premio Nobel per la Chimica 1974 Paul John Flory. ”Il futuro appartiene ai tecnopolimeri e polimeri speciali che saranno prodotti forse in quantità più ridotte ma saranno essenziali per il progresso dell’umanità”.

I moderni yachts da competizione sono costruiti con materiale composito e resina epossidica.

Alcuni pezzi esposti